Voto di scambio a Torre del Greco, Abilitato «salva» Pesce: «I pacchi? Fantasie di Massella»

Voto di scambio a Torre del Greco, Abilitato «salva» Pesce: «I pacchi? Fantasie di Massella»


Torre del Greco. «Domenico Pesce e io, alle ultime elezioni a Torre del Greco, abbiamo avuto una sola cosa in comune: abbiamo votato lo stesso candidato a sindaco, Giovanni Palomba». Sono le parole con cui Stefano Abilitato – l’ex enfant prodige di Forza Italia arrestato e condannato per lo scandalo del voto di scambio all’ombra del Vesuvio – ha chiuso la sua lunga deposizione davanti ai giudici del tribunale di Torre Annunziata, chiamati a scrivere la parola fine al processo nato da una costola dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Piepaolo Filippelli. L’ex consigliere comunale – costretto alle dimissioni dopo le misure cautelari notificate a inizio aprile del 2019 – ha ricostruito al collegio presieduto dal giudice Maria Camodeca, con a latere i colleghi Enrico Contieri e Gabriella Ambrosino, i «turbolenti» avvenimenti andati in scena durante la corsa alle urne del 2018. Confermando, in buona sostanza, le accuse all’imprenditore Vincenzo Izzo e al meccanico Gennaro Savastano – alla sbarra per l’aggressione «elettorale» in vico Agostinella, a due passi da San Giuseppe alle Paludi – e smentendo i racconti dell’ex testimone di giustizia Giovanni Massella, costati il rinvio a giudizio all’ex patron della Turris conosciuto in città semplicemente come «Mimmo» e noto per la sua passione per il sociale.

Rapporti zero

Elegante vestito blu, camicia bianca e cravatta d’ordinanza, Stefano Abilitato – assistito dal proprio legale di fiducia, l’avvocato Francesco Maria Morelli – si è sottoposto a un interrogatorio di circa due ore, rispondendo con dovizia di particolari alle domande del pubblico ministero e della difesa di Domenico Pesce, rappresentata dall’avvocato Massimo Loffredo. «Conosco Domenico Pesce da una vita, dai tempi in cui giocavo nella Turris – la premessa dell’ex consigliere comunale con un passato da calciatore – ma, in occasione dell’ultima campagna elettorale, non abbiamo avuto rapporti di sorta». Una tesi diametralmente opposta rispetto ai racconti di Giovanni Massella – figlio del boss Ciro Montella, ammazzato in un agguato di camorra a marzo del 2003 al confine con Ercolano – in merito al presunto mercimonio elettorale con i pacchi spesa dell’Unicef. Secondo il capo dei netturbini-precari «assoldati» dallo stesso Stefano Abilitato e dall’ex assessore Simone Onofrio Magliacano, il referente del Centro Onlus aveva consegnato ai galoppini di «mister 900 voti» generi alimentari griffati Unicef utilizzati come “contropartita” per le preferenze dei poveri.   «Negli ultimi quattro anni, Giovanni Massella ha raccontato tutto e il contrario di tutto – ha sottolineato in aula Stefano Abilitato -. La verità è che non ho mai incaricato Giovanni Massella di incontrare Domenico Pesce: non ero a conoscenza della vicenda dei pacchi spesa finché non l’ho appresa dalle indagini. Giovanni Massella ha avuto solo il compito di affiggere i miei manifesti elettorale, il resto delle sue dichiarazioni sono frutto di fantasia». Comprese le riunioni politiche organizzate a abitazione di Domenico Pesce all’indomani dello sbarco di Giovanni Palomba e della sua «carovana del buongoverno» a palazzo Baronale: «Conosco Domenico Pesce da una vita – ha ribadito l’ex consigliere comunale – ma non sono mai stato a abitazione sua. Anzi, a dire tutta la verità, non saprei dire neanche dove abita con precisione». D’altronde, come sottolineato dall’avvocato Massimo Loffredo, agli atti dell’inchiesta ci sarebbe un solo messaggio su WhatsApp nella chat tra Stefano Abilitato e Domenico Pesce: un «auguri di buon Natale» risalente al dicembre del 2016.

Le minacce e le botte

L’ex enfant prodige di Forza Italia ha, invece, confermato integralmente la ricostruzione degli investigatori relativa all’aggressione «elettorale» avvenuta a una settimana dal voto in vico Agostinella. «Ero impegnato in un ultimo giro del territorio per incontrare potenziali elettori e venni accompagnato a un incontro in una abitazione della zona porto – ha ricordato Stefano Abilitato – Ma neanche il tempo di cominciare e venimmo allontanati in malo modo da alcune persone, decise a sostenere che non dovevamo fare campagna elettorale in quel quartiere». Tra queste, il meccanico Gennaro Savastano e Vincenzo Izzo – il titolare della pescheria Don Do’ noto come pisiello – entrambi «sponsor elettorale» del candidato Mario Buono, successivamente finito in un altro filone dell’inchiesta sullo scandalo del voto di scambio: «Fummo schiaffeggiati e cacciati via – le parole con cui l’ex consigliere comunale ha «blindato» le accuse della procura di Torre Annunziata -. Non ritenni opportuno denunciare l’episodio per non accendere ulteriormente gli animi in vista dell’imminente corsa alle urne». Per quest’ultima vicenda, Stefano Abilitato dovrà tornare in aula il prossimo 22 giugno per essere sottoposto al contro-esame della difesa di Vincenzo Izzo, rappresentata dall’avvocato Antonio Di Martino e ieri impegnata in un altro procedimento giudiziario.

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Alberto Dortucci , 2022-05-14 06:40:04 ,

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